Roni R., Victor Egger e Henri Bergson. Alle origini del flusso di coscienza, Edizioni ETS, Pisa 2016.


R. Roni

Victor Egger e Henri Bergson. Alle origini del flusso di coscienza, Edizioni ETS, Pisa 2016

La grande intuizione bergsoniana del concetto di «durata pura», l’immagine di un tempo della coscienza qualitativamente distinto dal tempo fisico degli orologi, la concezione dell’interiorità come svolgimento di una frase melodica ed espressione di un linguaggio «intensivo», e, non da ultimo, il problema della libertà, hanno fatto interrogare molti dei suoi contemporanei e impegnano ancora la critica alla ricerca di quelle «contaminazioni», che conferiscono al pensiero di Bergson un carattere inevitabilmente composito.
Facendo un’attenta analisi delle fonti di Bergson con particolare riguardo alla psicologia filosofica francese fin de siécle, con questo suo nuovo libro Riccardo Roni riscopre nello psicologo e filosofo Victor Egger (1848-1909) un pensatore molto originale. Bergson conosce Egger fin dai primissimi anni della sua carriera di docente e rappresenterà, nel corso di tutta la sua riflessione, un punto di riferimento costante. Una gran parte dei temi che hanno contribuito alla fortuna di Bergson sono esposti infatti nella tesi di Egger, La parole intérieure. Essai de psychologie descriptive, pubblicata nel 1881 presso l’editore G. Baillière.
Egger è una personalità di primo piano della psicologia francese di fine Ottocento ed è il primo ad aver teorizzato, proprio in La parole intérieure, il genere letterario del monologo interiore, anticipando Joyce, ma anche alcune tesi fondamentali di Freud (in particolare sul sogno) e di William James (ad esempio lo stream of consciuosness).
Egger, che vanta una brillante carriera accademica, alla Sorbona annovera Marcel Proust fra i suoi allievi. Egger tiene infatti diversi corsi di psicologia e logica alla Sorbona nel 1893, dove, successivamente, diviene professore aggiunto agli inizi del 1902, e infine di ruolo a partire dal 1904. I corsi di Egger tenuti alla Sorbona a partire dal 1901 e trascritti dagli allievi, sono raccolti nei fascicoli della Revue des cours et conférences.
La maggior parte dei manoscritti inediti di Egger – che comprendono i documenti sulla sua formazione e sulla carriera universitaria, prima alla Facoltà di Lettere di Bordeaux (1877-1882), successivamente alla Facoltà di Lettere di Nancy (1882-1904), infine alla Sorbona (1904-1909), e sulle sue opere – sono conservati presso gli archivi della Bibliothèque interuniversitaire de la Sorbonne (Bibliothèque Victor Cousin). Tra questi manoscritti inediti Roni scopre le Notes sur la thèse de Bergson, Essai sur les données immédiates de la conscience, redatte da Egger a partire dal 1892-1893 in vista della seconda edizione (1904) di La parole intérieure.
Le note di Egger sulla prima opera di Bergson, pubblicate per la prima volta nel libro di Roni, rappresentano un’importante testimonianza del rapporto che lega questi due autori, rapporto che fino ad oggi non è stato ancora messo in luce dalla critica. In questi appunti – gran parte dei quali derivano dall’attività didattica di Egger – lo psicologo discute criticamente i nuclei teorici fondamentali della tesi di Bergson: la nozione di intensità psichica, la definizione di durata reale, le nozioni di moi profond e di moi superficiel in rapporto alla qualità pura e alla spazialità, e infine la definizione di libertà.
Con questo lavoro, Roni pubblica per la prima volta in traduzione italiana questi manoscritti inediti, ai quali aggiunge anche due lettere inedite indirizzate a Egger rispettivamente da William James (1883) e da Bergson (1901), riportate in Appendice. Gli inediti vengono preceduti da un’ampia sezione introduttiva e sono corredati di un’antologia tematica di passi tratti da La parole intérieure di Egger e di un suo articolo del 1885, Intelligence et conscience, in traduzione integrale sempre a cura di Roni.
Grazie a questi contributi di Egger – che rivelano una sorprendente consonanza con i temi bergsoniani – è possibile evidenziare con più precisione sia il carattere composito sia l’originalità delle tesi innovative di Bergson sul tempo soggettivo, sul linguaggio interiore e sulla libertà.

Categoria: Rivista n°5 01/2017 | RSS 2.0

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